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Pensione Anticipata

15 Settembre 2018 by Macesanu Florin Lascia un commento

La riforma pensionistica varata con la Legge Fornero ha messo in difficoltà molte persone che a un passo dal traguardo hanno visto cambiare i requisiti pensionistici. Proprio per venire incontro alle esigenze di queste persone è stata pensata la pensione anticipata che permette di uscire prima dal mercato del lavoro. Ecco a chi spetta e come fare.
La pensione anticipata viene erogata su richiesta della persona interessata e spetta ai lavoratori dipendenti e agli autonomi iscritti all’Assicurazione Generale Obbligatoria, alla gestione separata INPS o altre forme contributive e integrative.

Requisiti per ottenere la Pensione Anticipata

Per poter accedere è necessario comunque avere dei requisiti contributivi e/o anagrafici.
Andando con ordine: per i requisiti contributivi è previsto comunque un innalzamento nel tempo degli stessi, senza dilungarsi con i requisiti richiesti negli anni precedenti, si parla direttamente dei requisiti per il presente ed il futuro.

Requisiti per la Pensione Anticipata fino al 31 dicembre 2015

Dal primo gennaio 2014 al 31 dicembre 2015 per ottenere la pensione anticipata basata sui contributi, è necessario per gli uomini avere un’anzianità contributiva di 42 anni e sei mesi, mentre per le donne è necessario avere 41 anni e sei mesi di contributi.

Requisiti per la pensione Anticipata dal primo gennaio 2016 al 31 dicembre 2018

Dal primo gennaio 2016 al 31 dicembre 2018 invece saranno necessari 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e dieci mesi per le donne. Dal 2019 i requisiti precedenti dovranno essere adeguati in base alle speranze di vita.
Una novità importante è rappresentata dal fatto che, per maturare gli anni contributivi visti, vengono considerati i contributi accreditati o versati a qualunque titolo, in questo modo la normativa viene in parte mitigata perché possono essere presi in considerazione anche i periodi con contribuzione figurativa.

Decurtazioni per chi sceglie la Pensione Anticipata

Accedere al beneficio della pensione anticipata ha dei costi, in particolare per coloro che chiedono di andare in pensione prima di aver compiuto 62 anni di età, viene applicata una decurtazione pari all’1% per ogni anno antecedente il compimento di 62 anni. Per coloro che superano i due anni di anticipo rispetto ai 62 anni di età, i punti percentuali sul trattamento annuo sono del 2% per ogni anno ulteriore. Ad esempio, chi dovesse accedere al beneficio della pensione anticipata a 58 anni di età perderebbe il 6%, percentuale composta dal 2% per il periodo da 60 a 62 anni e 4% per il periodo da 58 a 60 anni di età.
Per coloro che hanno maturato almeno 18 anni di contributi prima del 31 dicembre 1995 è risaputo che si applica il calcolo della pensione per una quota con il sistema contributivo e per la restante quota con il sistema retributivo. La riduzione percentuale vista deve essere applicata sempre sulla quota di pensione retributiva. Tale riduzione non si applica a coloro che accedono alla pensione con l’opzione donna. In questo caso le donne possono andare in pensione a 57 anni e 3 mesi di età accettando però di avere la pensione calcolata sul sistema contributivo. In questo caso però la decurtazione della pensione potrebbe arrivare al 25-30% rispetto al calcolo con il sistema misto. Le decurtazioni viste rappresentano un disincentivo per il pensionamento anticipato.
Deve però essere sottolineato che in base alla legge 190 del 2014 (legge di stabilità per il 2015) non si applica alcuna penalizzazione per coloro che decidono di andare in pensione con il rispetto dei requisiti contributivi, prima dei 62 anni di età, ciò fino al primo gennaio del 2018, da tale anno non sarà possibile uscire dal mercato del lavoro prima dei 62 anni di età. È stato inoltre precisato che coloro che hanno subito la decurtazione prima della legge di stabilità per il 2015, non possono ottenere “depenalizzazione” in quanto la normativa in oggetto non è retroattiva. Tale precisazione è contenuta nella circolare INPS n°74 del 2015.
Queste sono le regole vigenti per coloro il cui primo accredito contributivo è antecedente al 31 dicembre 1995. Diverse sono invece quelle applicabili per chi ha iniziato ad avere accrediti contributivi dal primo gennaio 1996. Fermi restando i requisiti contributivi precedentemente visti e quindi fino al 31 dicembre 2015 anzianità contributiva di 42 anni e sei mesi per gli uomini e un anno in meno per le donne e, dal primo gennaio 2016, 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, cambiano i requisiti anagrafici.
Coloro che si trovano infatti in questa condizione potranno andare in pensione anche con 20 anni di contribuzione effettiva e con 63 anni e tre mesi, elevati a 63 anni e 7 mesi dal primo gennaio 2016, ma solo nel caso in cui l’assegno di pensione maturato è almeno pari a 2,8 volte il minimo previsto per l’assegno sociale.
Cosa vuol dire? Considerando che per l’anno 2015 l’assegno sociale minimo è di 448,51 euro mensili, per poter andare in pensione senza i requisiti contributivi, ma solo con il requisiti anagrafici, sarà necessario aver maturato una pensione di 1.255,828 euro.

Requisiti appartenenti Forze dell’ordine

Requisiti in parte diversi si applicano per gli appartenenti alle forze dell’ordine.
In questo caso si può andare in pensione anticipata con 40 anni di contribuzione, oppure con 57 anni di età e 35 di contributi. Infine, potranno accedere al pensionamento con il raggiungimento della massima anzianità contributiva e almeno 53 anni di età.

Pensione Anticipata: Come presentare la domanda?

Presentare la domanda per ottenere la pensione anticipata è facile, infatti è possibile farlo comodamente da casa accedendo con il PIN e il codice fiscale all’area personale sul sito dell’INPS. Inoltre per coloro che hanno difficoltà con le moderne tecnologie, la domanda può essere inoltrata telefonicamente al numero verde 803164, in caso di assenza di linea fissa, si può utilizzare il cellulare chiamando il numero 06164164 , in questo caso la chiamata non è gratuita, ma si applica il piano tariffario personale.
Infine per ottenere la pensione anticipata si può utilizzare il classico metodo: rivolgersi al patronato o intermediari autorizzati che compileranno la domanda online.
Accertati i requisiti, se la domanda di pensione anticipata viene accettata, si potrà percepire l’assegno dal mese successivo rispetto a quello in cui è stata presentata la domanda.

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Si può Fare un bonifico bancario senza conto corrente?

15 Settembre 2018 by Macesanu Florin Lascia un commento

Ti chiedi se si può fare un bonifico bancario senza conto corrente? La risposta è si. In questo articolo ti spiegherò come fare in un modo semplice e veloce.

Al giorno d’oggi chiunque necessità di un conto corrente, essenziale per poter incassare lo stipendio o effettuare pagamenti online.

Per chi come te non è in possesso di un conto corrente, la situazione si fa leggermente più complessa. In Italia in teoria chiunque può effettuare bonifici anche senza esser aver alcun rapporto con banche o poste.

Quindi così come puoi ottenere una carta di credito senza conto corrente, puoi fare un bonifico.

Leggi l’articolo per avere ulteriori informazioni sull’argomento!

Cosa dice la legge

Teoricamente è possibile accreditare soldi ad un utente con IBAN recandosi in qualsiasi agenzia delle poste o filiale di banca ed essere in possesso dei seguenti dati: nominativo del beneficiario, banca di appoggio e codice IBAN.

Nonostante la teoria possa sembrare molto semplice la pratica non lo è poi così tanto. Prima di tutto occorre il censimento bancario, ovvero l’istituto presso la quale ti sei recato attraverso un iter spesso lungo, ti chiederà i dati in modo tale da esser inserito nel loro database.

Dopo tutto ciò l’operazione per fare il bonifico bancario non sempre può andare a buon fine, questo dipende dalle imposte che hanno le banche. Inoltre ci sono costi elevati per esempio possiamo arrivare a 5€ ogni singola operazione bancaria.

Come effettuare un bonifico bancario online senza esser in possesso di un conto corrente

Grazie ai sistemi di oggi dell’home banking e del mondo dell’online, perché non sfruttare la possibilità di effettuare un bonifico bancario online anche senza avere un conto corrente bancario? Tutto questo è possibile grazie a fronte di un acquisto di una carta prepagata, non le classiche carte ma una avente l’IBAN. Online ne potete trovare tantissime e i vantaggi lo sono altrettanto.

Un primissimo vantaggio è che l’operazione è gratuita e potrete effettuarne illimitatamente, funziona online e non dovete in alcun modo spostarvi presso le banche o le agenzie di posta. L’unico spostamento che dovrete fare è presso il tabacchino più vicino per richiedere e acquistare la carta (i tempi sono davvero molto brevi e i costi di gestione molto bassi).

Effettuare bonifico senza conto corrente
Effettuare bonifico senza conto corrente

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Bonifico bancario in contanti e senza alcun conto

Anche in questo potrete tirare un respiro di sollievo in quanto la legge prevede che può essere effettuato un bonifico bancario in contanti senza alcun conto attraverso i seguenti metodi:

  • Per cassa
  • Con addebito in conto corrente

E’ bene specificare che qualora decideste di effettuare un bonifico in contanti con il metodo “per cassa”, le banche potranno richiedervi commissioni ben più alte rispetto a chi sceglie l’addebito sul proprio conto corrente. Per effettuare l’accredito senza alcun problema accertatevi che l’IBAN del destinatario sia corretto, in caso contrario la responsabilità è dell’ordinante il quale rischia di mandare denaro a terze persone.

Tempo di accredito del bonifico bancario

Se rientrate tra la categorie di persone speranzose di poter avere l’accredito bancario in modo istantaneo potete togliervelo dalla testa. I tempi di accredito generalmente variano da banca a banca, solitamente non si attende più di quattro o cinque giorni lavorativi.

I tempi si accorciano notevolmente qualora l’accredito avvenisse dalla stessa banca di entrambe le parti. In questo caso il bonifico può essere ricevuto in un giorno massimo due.

Tempi di accredito da banca a posta

I tempi di accredito dalla rispettiva banca alla posta generalmente non sono mai troppo lunghi, con una transazione ordinaria in due giorni il destinatario avrà il suo denaro. Nei casi come in quello dell’accredito contabile è possibile ricevere l’intero importo anche in un solo giorno.

Ci sono anche banche come Unicredit che come tempi predefiniti hanno quattro giorni, mentre la Genius card per i giovani, il tempo di accredito è dimezzato a due giorni.

Quanto tempo impiega un bonifico bancario estero

I tempi di accredito da parte di un bonifico bancario estero non sono poi così differenti rispetto a quelli del nostro paese. Quindi qualora aspettasse un accredito da un paese come: Germania, Usa, Francia, Inghilterra, Spagna, Olanda, Danimarca, Belgio, Svizzera, Russia, Cina, Portogallo, Giappone, Romania, Bulgaria, Ucraina, Svezia, Norvegia, e tanti altri ancora, non temete i tempi sono solitamente i classici tre o quattro giorni.

Tuttavia ci sono anche casi in cui le banche estere utilizzando degli intermediari esterni per effettuare transazioni online (ovviamente per non dover supportare costi elevati), questo comporta tempi più lunghi, infatti il beneficiario potrà vedere il proprio denaro anche al settimo giorno dalla data in cui gli è stato mandato.

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Calcolo stipendio netto mensile online nel 2020

15 Settembre 2018 by Macesanu Florin Lascia un commento

Forse ti sarà già capitato di trovarti alla fine del colloquio con le idee un po’ confuse riguardo l’aspetto economico perché ti sono state snocciolate molte cifre, come ad esempio il RAL, l’importo totale annunale, di cui non riesci a comprendere la reale portata effettiva.

E allora succederà che quando torni a casa tua moglie o tuo marito ti porrà una domanda a cui non saprai rispondere: “ma quanto guadagnerai in un mese”? Una curiosità legittima, perché le bollette e le rate del mutuo solitamente le paghi alla fine del mese, e non puoi certo posticiparle alla fine dell’anno!

Se sei in possesso del valore del RAL e sai quante mensilità di sono dovute non disperare: lo stipendio netto lo potrai calcolare in maniera semplice e veloce!

Cosa è lo stipendio mensile netto

Può sembrare una banalità, ma non diamo niente per scontato! Lo stipendio netto mensile corrisponde allo stipendio lordo, e quindi complessivo di tutto l’anno, meno le tasse dovute allo Stato.

Come calcolare lo stipendio netto “al volo”

A volte non ci interessa poter conoscere il nostro stipendio al centesimo, ma poterci fare una prima idea di quanti soldi riusciremo a mettere in tasca alla fine di ogni mese.
Per poter fare questo calcolo l’importante è conoscere il RAL annuo. Dividiamo questo dato per 13 o per 14 (a seconda delle mensilità percepite), trovando così la somma lorda mensile. Da questa detraiamo una percentuale identificata tra il 25% e il 40%, che esprime le ritenute di legge a carico del lavoratore da versare per Irpef, Inps, Tfr e altre voci.
Facciamo un esempio: se ci è stato proposto uno stipendio lordo mensile di 1200 euro, il calcolo da fare è 1200 € x 25% = 300 €, che corrisponde alle detrazioni che dobbiamo applicare alla somma del lordo (quindi 1200 – 300) e otterremo la nostra remunerazione mensile netta.

Quali fattori intervengono nel calcolo dello stipendio netto?

Se invece vogliamo avere una stima decisamente più precisa dello stipendio netto che riusciremo a portare a casa è necessario complicare un po’ di più il calcolo dentro a cui, infatti, entrano in gioco alcuni fattori detrattivi che fanno variare l’importo netto del compenso o dello stipendio in relazione all’importo lordo:

  • l’ammontare totale del lordo annuo, da cui deriverà un’aliquota IRPEF media diversa
  • la detrazione IRPEF da lavoro dipendente o autonomo spettante in relazione al reddito annuo complessivo
  • l’aliquota applicata dalla cassa pensionistica di appartenenza. Sempre più spesso si decide di non accumulare la propria futura pensione con l’INPS ma attraverso altre casse di previdenza
  • le aliquote regionali, provinciali e comunali relative al luogo in cui si vive
  • il diritto o meno di usufruire del bonus di 80€ di cui si può disporre solo se se si è dipendenti; lo si ha per intero solo se si lavora per tutto l’anno, altrimenti la quota nel netto in busta sarà minore.
  • se si è lavoratori autonomi o si è professionisti (partite IVA) le eventuali spese deducibili collegate allo svolgimento dell’attività.

Ci sono poi altri fattori che influenzano il calcolo dello stipendio mensile netto. Infatti avere a carico una moglie, figli più o meno grandi e/o figli portatori di handicap influenza il valore finale della remunerazione mensile nel calcolo le detrazioni previste dal sistema contributivo.

Leggi anche: Pignoramento dello stipendio / Preventivo cessione del quinto dello stipendio / Esempio cessione del quinto

Il calcolo del tuo stipendio netto mensile dipende dal lavoro che fai

Il calcolo dello stipendio netto dipende in gran parte dall’ammontare delle tasse, che variano a seconda della tipologia di contratto. Come sappiamo, in Italia i contratti sono diversi da settore a settore e gestiti dai cosiddetti CCNL. Questo vuol dire che pur partendo da uno stesso importo lordo, il calcolo dello stipendio netto per un lavoratore metalmeccanico sarà diverso da quello per un lavoratore del commercio perché diverso è il numero delle mensilità previste.

E diverso sarà poi il calcolo dello stipendio mensile netto di un lavoratore dipendente da quello dei lavoratori occasionali a progetto, e ancora diverso per chi lavora con Partiva IVA. Proviamo allora a vedere come poter calcolare la remunerazione netta mensile nello specifico di queste tre diverse categorie di lavoratori.

Come calcolare lo stipendio mensile netto da lavoratore dipendente

Il calcolo dello stipendio netto al lordo per il lavoro dipendente può essere fatto in maniera molto semplice. E’ infatti sufficiente sottrarre allo stipendio lordo annuo (il RAL).

  • la quota INPS, 9,19% del lordo a cui bisogna aggiungere +0,50% nel caso tu sia assunto da un’azienda con oltre 50 dipendenti
  • la quota IRPEF in base agli scaglioni determinati

Oltre al valore trovato bisogna poi ancora tenere conto delle eventuali detrazioni su base annuale e le imposte locali, mentre eventuali prestazioni al reddito, come ad esempio gli assegni familiari, sono da aggiungere al netto in quanto esenti da tassazione.

Bisogna considerare nel calcolare lo stipendio mensile netto di un contratto di apprendistato che in questo caso l’aliquota contributiva INPS di favore per il dipendente da considerare scende a 5,84%.

Come calcolare lo stipendio mensile netto se sei un lavoratore autonomo o con Partiva IVA

Leggi anche: Pignoramento del quinto dello stipendio / Prestiti senza busta paga online /

In questo caso specifico il calcolo della remunerazione netta mensile di un lavoratore autonomo o con partita IVA dipende a quale tipo di regime ci si è affidati: contabilità ordinaria, regime dei minimi o regime forfettario, perché le aliquote che è necessario sottrarre dall’ammontare del proprio stipendio lordo cambiano da regime a regime.

Come calcolare lo stipendio mensile netto se sei hai una collaborazione occasionale

Se il tipo di lavoro che fai è assoggettabile ad una collaborazione occasionale con ritenuta d’acconto, calcolare lo stipendio netto dal lordo è un’operazione molto semplice. Infatti tutto quello che dovrai fare è sottrarre il 20% dalla cifra lorda che hai pattuito con il tuo datore di lavoro. A questa sarà poi necessario aggiungere la famosa ritenuta d’acconto che il datore di lavoro versa all’erario anticipando di fatto una parte di imposta per tuo conto. Si tratta di un un altro 20% che potrai però recuperare attraverso la dichiarazione dei redditi, il famoso e temuto 730 o modello unico PF nell’anno successivo.

Come calcolare lo stipendio mensile netto se sei un lavoratore part-time

Un caso molto particolare di come si calcola lo stipendio netto mensile è quello riferito ai contratti di tipo part-time. L’operazione, che parte sempre dallo stipendio lordo, deve infatti considerare l’eventuale scaglione IRPEF più basso dovuto dalle minori ore lavorate. Per questo può succedere che un lavoratore part-time possa percepire un po’ più della metà dello stipendio netto rispetto ad un lavoratore full-time.

Fare questo calcolo è utile poi per andare a fare il calcolo della cessione del quinto dello stipendio e avere quindi dati più attendibili.

Conclusione: la soluzione magica per calcolare il proprio stipendio netto al tempo di un click

Abbiamo visto che calcolare il proprio stipendio netto può essere un’operazione non troppo complicata, anche se ovviamente se vogliamo raggiungere un dettaglio più preciso dobbiamo conoscere alcuni parametri supplementari al solo RAL, che è comunque IL parametro fondamentale attraverso cui iniziare il nostro calcolo.
Se proprio però ci troviamo in crisi perché i calcoli non sono il nostro forte, possiamo affidare il nostro calcolo a siti web deputati a questo compito: basta fornirgli i dati richiesti e al tempo di un click avremo come risultato a video il nostro stipendio mensile netto bello che calcolato!

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TFR in busta paga, i pro e i contro di questa operazione

15 Settembre 2018 by Macesanu Florin Lascia un commento

 

TFR in busta paga, i pro e i contro di questa operazione

Se anche tu hai sentito e inizi ad aver voglia di farti dare il TFR in busta paga mensilmente, prima di procedere ti converrebbe farti un’idea attraverso questo articolo e scoprire tutti i dettagli inerenti a questa proposta da parte della Legge di Stabilità.

Avere un anticipo e una cifra maggiore al mese fa sicuramente comodo, ma richiedere il TFR in busta paga conviene realmente? E soprattutto quali sono i pro e i contro di questa operazione? Continua la lettura e ti apriremo un mondo al fine di farti prendere la tua decisione a mente lucida.

TFR in busta paga mensile? Valido fino al 2018

La Legge di Stabilità concede l’opportunità di ricevere il TFR in busta paga mensilmente per un periodo che va dal 1° marzo 2015 al 30 giugno 2018, ti vogliamo ricordare che questo periodo è determinato dal fatto che questa operazione viene considerata come se fosse una “prova”, un esperimento per capire se può aiutare o meno i cittadini.

Ovviamente questa scelta è assolutamente soggettiva, valutala solo se hai realmente bisogno  di un importo superiore mensilmente.

L’anticipo mensile del trattamento di fine rapporto può essere concesso a coloro che lavorano come dipendenti nel settore privato, inoltre per concludere positivamente la richiesta l’impiegato dovrà aver prestato la sua attività lavorativa per almeno sei mesi con lo stesso datore di lavoro.

Come funziona il TFR in busta paga

Nel caso in cui non ne fossi a conoscenza, la quota maturata e liquidata mensilmente dal trattamento di fine rapporto, prende il nome di  Qu.I.R (Quota maturanda del Trattamento di fine rapporto). Se sei deciso a compiere questo passo fallo con la consapevolezza di non poter tornare indietro, o almeno fino al 2018.

Per poter richiedere il trattamento di fine rapporto in busta paga è necessario che tu faccia il download del modulo ufficiale, dopo averlo compilato presentalo al tuo datore di lavoro. Se l’azienda per cui lavori ha meno di 50 dipendenti allora la tua richiesta verrà erogata immediatamente e il mese successivo inizierai a vedere i soldi del TFR in busta paga, in caso contrario dovrai attendere tre mesi.

TFR in busta paga

Occhio alla tassazione

Poco fa ti abbiamo detto che il TFR in busta paga è una scelta soggettiva in base alle esigenze di ognuno di noi. Se dovessimo guardare l’aspetto negativo, dovremmo farci quattro calcoli riguardante la tassazione. Come viene tassato il tuo cedolino?

La tassazione sarà in base al tuo guadagno annuo lordo. L’aliquota sarà applicata in modo “marginale”, cioè la parte che comprende il reddito più alto. Infatti più quest’ultimo sarà alto, più l’aliquota aumenterà. Facciamo qualche esempio pratico:

Retribuzione lorda annua  Tfr lordo annuo  Aliquota Tfr netto annuo
 10.000  691  23  532
 20.000  1382  27  1009
 40.000  2764  38  1714
 70.000  4837  41  2854

Nel caso in cui non volessi ottenere l’anticipo del trattamento di fine rapporto la tassazione varierebbe davvero di poco per coloro che possiedono un reddito basso, mentre agevolerebbe quelli con un reddito annuo più alto. Ecco la tabella dimostrativa:

Retribuzione lorda annua Tfr lordo annuo Aliquota  Tfr netto annuo
 10.000  691  23  532
 20.000  1382  23,4  1059
 40.000  2764  26,9  2019
 70.000  4837  31,8  3298

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Gli svantaggi non finiscono qua…

Se fino ad ora pensavi che lo svantaggio sarebbe stato solamente il fattore “tassazione” ti sei sbagliato di grosso. Tra gli altri fattori negativi c’è da prendere in considerazione la dichiarazione ai fini ISEE, avendo un reddito più alto rischierai di perdere possibili agevolazioni fiscali, liquidazione o pensione integrativa più bassa, agevolazioni sulle tasse universitarie, dei mezzi pubblici e tanto altro ancora.

Chi resta escluso dal TFR in busta paga?

Se anche tu rientri tra i milioni di dipendenti pubblici che possiedono un’altra indennità di “buona uscita” che non sia TFR ma che sia TFS, denominato appunto “trattamento di fine servizio”, allora sarai escluso a prescindere da questo “bonus” mensile. Ecco inoltre le categorie delle persone che restano escluse dal TFR in busta paga:

  • Lavoratori dipendenti domestici;
  • Lavoratori dipendenti da datori di lavoro sottoposti a procedure concorsuali;
  • Lavoratori dipendenti del settore agricolo.
  • Lavoratori dipendenti da titolari di un’impresa iscritta al registro delle imprese previo accordo di ristrutturazione dei debiti.
  • Lavoratori dipendenti che in passato hanno sfruttato il TFR come garanzia per alcuni contratti di finanziamento stipulati.
  • Lavoratori dipendenti da titolari di un’impresa iscritta al registro delle imprese con un piano di risanamento.
  • Lavoratori dipendenti da datori di lavoro per i quali, ai sensi delle disposizioni normative vigenti, siano stati autorizzati interventi di integrazione salariale straordinaria e in deroga, se in prosecuzione dell’integrazione straordinaria stessa. Detta esclusione opera limitatamente ai lavoratori in forza presso l’unità produttiva interessata dai predetti interventi e in relazione al periodo di durata stabilito nell’ambito dei provvedimenti ministeriali;Ora che abbiamo esaudito ogni tua perplessità sei libero di commentare qui sotto qualora qualcosa non fosse ancora chiara, ribadiamo infine di riassumere tutti i pro e i contro di avere il TFR in busta paga.

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Pignoramento quinto stipendio

14 Settembre 2018 by Macesanu Florin Lascia un commento

Hai sentito parlare di pignoramento del quinto dello stipendio ma non sai esattamente che cosa significhi?

Temi che il tuo creditore possa bloccare tutte le somme che hai sul conto corrente o una buona parte del tuo stipendio?

Effettivamente, il tuo timore non è certo raro da trovare: sono sempre di più gli italiani che hanno avuto qualche problemino con la restituzione dei propri prestiti, e non è certo uno scandalo subire il pignoramento dello stipendio.

Niente paura: siamo qui per poter risolvere ogni tuo dubbio su questa materia che è un po’ più complicata di quanto pensi, ma che vogliamo semplificare e rendere più chiara in questo approfondimento. Prenditi pertanto qualche minuto di tempo, e leggi con attenzione i passaggi che seguono.

Limiti pignoramento dello stipendio

Il punto di partenza è rappresentato dalla necessità di capire che il pignoramento dello stipendio può avvenire solo entro determinati limiti: vediamo pertanto quali sono tali limiti e, pertanto, fino a quanto puoi stare relativamente al sicuro.

Purtroppo, a complicare il quadro fin da questa primissima fase, bisogna distinguere due diverse ipotesi: il caso in cui il pignoramento sia notificato al tuo datore di lavoro dal caso in cui il pignoramento sia notificato in banca.

Per sapere a chi è stato notificato, non devi far altro che leggere l’atto che ti sarà notificato dall’ufficiale giudiziario: sarà riportato il nome del “terzo pignorato”, ovvero dell’azienda presso cui lavori o della banca in cui viene accreditato lo stipendio.

Pignoramento dello stipendio notificato in azienda: obblighi del datore di lavoro

Vediamo subito che cosa accade quando il creditore notifica l’atto di pignoramento al tuo datore di lavoro. In questo caso, tra gli obblighi del datore di lavoro c’è quello di comunicare una dichiarazione positiva (esistono crediti in tuo favore) o negativa.

Nel primo caso, il giudice autorizzerà il pignoramento entro i limiti di legge che, come probabilmente già sai, sono pari a un quinto dello stipendio. Ma cosa avviene a questo punto?

La risposta è molto semplice: da questo momento in poi il datore di lavoro sarà obbligato a trattenere un quinto dello stipendio e versarlo nelle casse del debitore fino a quando il debito non sarà interamente saldato.

Come si calcola il pignoramento del quinto dello stipendio

Una volta chiarito che il limite di pignorabilità dello stipendio è di un quinto, dovresti comprendere per bene come si calcola il pignoramento.

Per far ciò, tieni conto che la regola del quinto vale per qualsiasi tipo di stipendio e per qualsiasi importo. Pertanto, se percepisci uno stipendio di 1.000 euro ti sarà pignorato il 20% (200 euro), se percepisci uno stipendio di 2.000 euro ti sarà pignorato sempre il 20% (400 euro), e così via. Non esistono limiti minimi e massimi.

In tal proposito, ricorda che la quota del quinto pignorabile va calcolata sullo stipendio netto, e non su quello lordo.

Pertanto, il 20% oggetto di pignoramento verrà conteggiato sullo stipendio al netto delle trattenute di legge (imposte e contributi) e anche al netto di altre cessioni volontarie o deleghe di pagamento.

Articoli dello stesso argomento: Cessione del quinto senza TFR / Cessione del quinto dello stipendio: guida 2016 / Rinnovo cessione del quinto con pignoramento in corso

Pignoramento del quinto dello stipendio da parte di più creditori

Un caso piuttosto particolare che, tuttavia, potrebbe riguardarti, è dato dalla presenza di più creditori interessati a pignorare il quinto del tuo stipendio. Ebbene, nell’ipotesi in cui vengano notificati più pignoramenti, la legge prevede che il pignoramento notificato successivamente si “accodi” agli altri. Pertanto, il giudice autorizzerà l’assegnazione del quinto al primo arrivato, mettendo in coda i successivi.

Pignoramento del quinto dello stipendio e assegni familiari

La regola di cui sopra ha tuttavia alcune eccezioni che non dovresti sottovalutare. Esistono infatti alcune situazioni in cui il pignoramento può avvenire contemporaneamente, a patto che la somma dei pignoramenti non faccia scendere lo stipendio di oltre la metà: è il caso, ad esempio, della somma del pignoramento da credito privato (ad esempio, una banca), con il pignoramento per tasse (Equitalia), con il pignoramento da alimenti (dall’ex moglie per gli assegni familiari). A proposito di assegni familiari, sappi che il giudice stabilisce la misura dei crediti alimentari volta per volta, e pertanto il suo importo potrebbe essere anche diverso dal quinto.

Pignoramento del quinto dello stipendio e Tfr

Tieni altresì in considerazione che le regole già viste nelle righe precedenti valgono anche nell’ipotesi in cui tu sia creditore solamente del Tfr poiché, magari, ti sei licenziato e l’unico credito che vanti – non percependo più stipendio – è appunto quello della liquidazione. Anche su questa voce ti verrà applicato il limite di un quinto.

Pignoramento dello stipendio notificato in banca

Se non ti sei perso in tutte queste nozioni, dovresti ricordare che il pignoramento notificato presso il tuo datore di lavoro è solo una delle possibilità che il creditore può avere: l’altra possibilità è invece data dal pignoramento in banca. La procedura non cambia: la banca interessata, in qualità di terzo notificato, dovrà fornire una dichiarazione positiva (se ci sono somme depositate) o negativa. In questa seconda ipotesi il pignoramento si concluderà con esito negativo, mentre se ci sono somme depositate, e si tratta solamente dei redditi di lavoro dipendente (stipendio) il pignoramento non potrà essere integrale, ma potrà riguardare solamente le somme pari al triplo dell’assegno sociale.

Come dici? Troppo complicato? Non scoraggiarti!

Il significato di questo meccanismo è piuttosto semplice: per garantire la sussistenza al pignorato, la legge ha stabilito che non possano essere bloccate per pignoramento le somme sul conto corrente pari a tre volte l’assegno sociale, che nel 2016 è di 448,52 euro.

Ne deriva che il limite minimo di impignorabilità sul conto corrente bancario è pari a 1.345,56 euro. Pertanto, se sul tuo conto arrivano stipendi per 2.000 euro, il creditore potrà pignorare solamente 654,44 euro, cioè la differenza tra i 2.000 euro di saldo e il limite di non pignorabilità.

Quanto sopra è una buona notizia… almeno per te! Mantenendoti al di sotto di questa soglia, infatti, riuscirai a non subire l’effetto del pignoramento, salvo il caso in cui il creditore non effettui la notifica direttamente al datore di lavoro.

Tieni anche conto che non è sempre stato così: prima del 27 giugno 2015 – data di applicazione delle ultime novità di legge in merito – il creditore poteva pignorare tutte le somme presenti sul conto.

Con il nostro approfondimento speriamo di averti fornito alcuni spunti utili sul pignoramento dello stipendio. Trattandosi di un tema molto complesso, se hai delle domande e dei quesiti da porci, puoi utilizzare gli appositi spazi!

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